domenica, marzo 26, 2006

Andreotti: anch’io sarei terrorista se fossi nato lì...

Andreotti: anch’io sarei terrorista se fossi nato lì...E se l’avesse detto Caruso?

di Piero Sansonetti

«Forse io stesso sarei un terrorista in quelle condizioni». In quali condizioni? Nelle condizioni di un ragazzo nato in Palestina e costretto a vivere nell’occupazione israeliana, o peggio ancora, nato in esilio, in Libano, tra i profughi. Ora, pensate per un momento che questa frase l’abbia detta, ad esempio, Francesco Caruso, il leader del movimento a Napoli, candidato per Rifondazione al Parlamento e da due mesi oggetto fisso degli strali della destra e - talvolta - di settori del centrosinistra. Cosa sarebbe successo in Italia se Francesco Caruso avesse detto una cosa del genere? Il finimondo. I giornali di stamattina avrebbero aperto tutti con questo titolo: “Rifondazione difende i terroristi”. Non è così? Avete qualche dubbio?
Invece, per fortuna di tutti, quella frase non l’ha detta Francesco Caruso (e stia
ben attento a non dirla...) ma un vecchio signore ultraottantenne, con alle spalle una sessantina d’anni di carriera politica (peraltro discutibilissima...) al massimo
livello, con un pedigree di conservatore inattaccabile, con le medagliette derivate dall’essere stato sei o sette volte presidente del Consiglio e decine di volte ministro, eccetera. Il simbolo dei simboli dell’Italia democristiana e conformista: Giulio Andreotti. E quindi nessuno si scandalizzerà per quella semi-giustificazione dei kamikaze.
Qual è l’insegnamento da trarre? Non certo che in qualche modo si possano trovare legittimazioni al terrorismo palestinese. Il terrorismo è illegittimo Qualunque cose dica Andreotti. L’insegnamento è un altro. E’ duplice. Primo: nella polemica politica conta poco cosa si dice ma conta chi lo dice. Una certa frase, se è pronunciata da un amico, o comunque da una persona considerata affidabile, ha un valore completamente diverso della stessa frase pronunciata da un nemico o da un “sospetto”. L’amor di polemica e la strumentalizzazione hanno sempre la meglio sui problemi concreti, veri, sulle discussioni serie.
Il secondo insegnamento è che ci sono alcune questioni, drammaticissime, della politica internazionale, che nessuno ha intenzione di affrontare - fuori dai luoghi comuni e dalle belle frasi fatte - perché troppo complesse e troppo poco “portatrici di consenso”. La questione mediorientale è una di esse. Ha chiesto, scettico, Andreotti: l’Europa si deciderà ad affrontare il problema dei palestinesi dispersi e disperati in Libano, o continuerà a fregarse altamente? Vedete, a questa domanda non si può rispondere facendo propaganda (polista o unionista è lo stesso) e quindi non si risponde. Giorni fa Rossana Rossanda (una delle maggiori intellettuali italiane, e una persona, dunque, alla quale si deve un certo rispetto) ha scritto un editoriale sul manifesto per chiedere a Prodi di prendere posizione sul conflitto israelo-palestinese (dopo il gravissimo attacco israeliano a Gerico). Prodi non le ha risposto. Ieri Rossanda è tornata sull’argomento, con un secondo editoriale intitolato “Mancata risposta”. Ci permettiuamo di fare il tifo per lei, e di chiede sommessamente anche noi a Prodi di dire qualcosa sul Medioriente

24 marzo 2006

Da: www.liberazione.it

Capisco, ma non condivido, che in questo momento di campagna elettorale si possano sfruttare le parole degli avversari politici x i propri scopi, infatti, a me non interessa dire che Andreotti ha detto questo piuttosto che Caruso...
Analizziamo il senso di queste parole, che si ritrova in altre 1000 dichiarazioni a prescindere dal ruolo e dalla posizione di chi le esprime.
Facendo questo dobbiamo x forza comprendere quello che è stato vissuto dalle persone che ora compiono atti estremi per sostenere le loro idee.
Se vogliamo portare a termine questo percorso indubbiamente dobbiamo fare i conti con le cause...

Noi possiamo fare qualcosa x modificare la loro condizione di vita, noi siamo responsabili, se pur indirettamente, di quello che accade in molti paesi dove la guerra è la quotidianità...?

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